Nella nuova manovra economica novità sul mondo del lavoro
Questi primi giorni del settembre 2011 sono contraddistinti dai timori verso la manovra economica stabilita del governo che prevede il recupero di 47 miliardi da ottenersi attraverso diverse soluzioni che come spesso accade penalizzano le fasce più deboli della popolazione. E’ di stamane la notizia che le borse non hanno salutato di buon grado la nuova legge facendo registrare a Milano un calo del 2%. Ma non sono soltanto i mercati finanziari a storcere il naso sui nuovi provvedimenti. Sul piede di guerra, infatti, sono scesi i sindacati che criticano in particolare la discussa norma sulla facilità per le aziende di licenziare.
Rischio speculazioni sul lavoro delle donne
Chiariamo subito! La libertà di licenziare è grave per qualsiasi lavoratore, ma diciamolo… per noi donne lo diviene ancora di più. Nelle suddette parte più deboli della società purtroppo spicchiamo anche noi. Non sono poche le aziende che a seguito di gravidanze, impegni materni etc, troverebbe un facile pretesto per eliminarci dal posto di lavoro. Anche se, precisiamo, questi accordi aziendali non prevedono licenziamenti per coloro che si sposano o che hanno gravidanze in corso. Anche se, come si afferma dai piani alti della CGIL il rischio è che si annulli il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, ledendo, in tal modo, l’uguaglianza sul lavoro sancita dalla nostra Costituzione.
Diritti del lavoro sempre più indeboliti
Il timore, dunque, è quello di sempre. Quello di scardinare giorno dopo giorno i diritti e le libertà dei lavoratori rendendoli troppi deboli per reclamare i propri bisogni all’interno del luogo di lavoro. Un cambiamento negativo che il nostro paese sta affrontando in termini di qualità del lavoro e della vita in generale. Noi donne dobbiamo essere in prima linea per vigilare sulle modifiche ai contratti e agli accordi tra le parte per tutelare quelli che sono i nostri diritti fondamentali sul luogo di lavoro anche quando questi verranno strategicamente accantonati in virtù di un falso bene collettivo superiore.