Disturbo dell’attenzione: in aumento tra i nostri bambini.
Secondo le ultime ricerche mediche, un bambino su dieci soffre del disturbo dell’attenzione e dell’iperattività. I ragazzi affetti da quello che negli Usa, in gergo medico chiamano AdHd (Attention deficit hyperactivity disorder), hanno un’età compresa tra i 5 e 17 anni e sono, sempre secondo questi dati, in costante aumento rispetto agli anni passati. Secondo alcuni dottori il crescente numero dei casi non è dovuto propriamente a fattori medico-sociali bensì al fatto che più famiglie hanno accesso alle cure e quindi più casi possono essere conseguentemente registrati ed osservati.
Come si riconoscono i sintomi da disturbo dell’attenzione?
I sintomi più comuni di questa sindrome sono: facilità a distrarsi e non pensare ai dettagli, passare rapidamente da un’attività all’altra, annoiarsi subito dopo aver cominciato qualcosa, non prestare attenzione ad un persona quando parla, essere impazienti mentre si gioca e agire non pensando alle conseguenze delle proprie azioni. Negli Usa molti genitori hanno scelto la strada farmacologia fortemente contrastata dalle associazioni delll’infanzia e dei diritti umani. Imporre ad un bambino la somministrazione di farmaci con il rischio che questi possano interferire con la sua crescita psicofisica è intesa come una violenza. Ed anche in Italia non mancano le critiche. In effetti, addentransi in questo settore medico è molto complicato. Le teorie sono tante e anche molto diverse tra loro. C’è chi pensa che questa sindrome abbia un’origine genetica c’è chi invece la riconduce ad un contesto socio-familiare disagiato e quindi si parla delle famiglie povere del sud del mondo.
Cosa fare contro i disturbi dell’attenzione?
Il consiglio per tutte le nostre mamme è quello di osservare con discrezione il comportamento dei figli, sia quando sono da soli sia quando sono con gli amici e verificare l’esistenza o meno di alcuni di questi comportamenti sovra citati. Magari mettendoli anche alla prova con testi da leggere oppure conversazione da fare vis-vis accuratamente studiate per testare il livello di attenzione che in quel momento il bambino ha. Nel caso si percepisse qualche sintomo, meglio confrontarsi con le insegnanti in prima istanza per concordare assieme un approccio didattico maggiormente efficace per il bambino e solo successivamente rivolgersi ad un psicoterapeuta infantile per chiedere consigli su come il deficit di attenzione con l’obiettivo di non alterare il normale sviluppo psico-fisico del nostro ragazzo.
foto tratta da – La perfetta Letizia – quotidiano on line